CHE FINE HA FATTO LA GUERRA DEL DONBASS ?

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La posizione del Donbass (in giallo scuro)

Scoppiata nell’Aprile 2014 con l’occupazione degli edifici dell’amministrazione statale nelle province di Donetsk e Luhansk da parte di separatisti filo-russi, la guerra del Donbass, nota anche come guerra dell’Ucraina Orientale, è in corso da quasi tre anni e mezzo. Tuttavia questo conflitto è finito nel dimenticatoio e l’attenzione dei media è scemata da molto tempo, la BBC ha giustamente definito questo conflitto armato la “guerra dimenticata d’Europa”. Pur non venendo più considerata da nessuno questa guerra merita attenzione per due motivi: in primo luogo dimostra che l’Europa può essere ancora teatro di conflitti, in secondo luogo la guerra ufficialmente è ancora in corso siccome le parti belligeranti non hanno firmato alcun accordo di pace. Nel Sud-Est dell’Ucraina si continua a morire anche se nessuno lo dice. Facciamo ora il punto della situazione spiegando come e perché questo conflitto è scoppiato e come mai non viene più preso in considerazione dai media.

Marzo 2014: truppe delle forze armate russe occupano la Crimea e attraverso un referendum il 95 % della popolazione dà il proprio consenso all’annessione alla Russia. In seguito a questo avvenimento nelle Oblast (province) di Donetsk e Luhansk, le più orientali dell’Ucraina e che confinano con la Russia, scoppiano proteste contro il governo ucraino. Queste province, dove la maggioranza della popolazione parla il russo, vogliono fare come la Crimea ovvero tenere un referendum per separarsi dall’Ucraina e, in un secondo momento, venire annessi alla Russia. I ribelli filo-russi prendono il controllo degli edifici amministrativi a Donetsk e Luhansk e indicono un referendum sull’indipendenza che si terrà l’11 Maggio 2014: i secessionisti vincono e nascono così le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk che non vengono riconosciute dal governo di Kiev il quale definisce “terroristi” i separatisti. Al quel punto l’esercito ucraino viene inviato nel Donbass e scoppia la guerra. I combattimenti sono da subito molto aspri e violenti e la popolazione civile non viene risparmiata dagli orrori della guerra. La Russia ha fornito equipaggiamento militare ai ribelli filo-russi ma è certo che membri delle forze armate russe hanno partecipato alla guerra rinforzando le file dei separatisti. Il 25 Agosto 2014 i servizi segreti ucraini annunciarono di aver catturato un gruppo di paracadutisti russi rilasciando le loro foto e i loro nomi. Il 27 Agosto 2014 uomini e mezzi russi varcarono il confine ed entrarono nell’Oblast di Donetsk, il giorno dopo il Generale della NATO Nico Tak affermò che “ben più” di 1000 soldati russi si trovavano nel Donbass mentre il presidente ucraino Petro Poroshenko parlò di “invasione”. Il coinvolgimento militare della Federazione Russa è stato documentato più volte, e non solo dalle autorità ucraine, tuttavia il governo russo ha sempre smentito qualsiasi tipo di intervento.Il 17 Luglio 2014 avvenne un tragico incidente: il volo di linea MH-17 della Malaysia Airlines decollato da Amsterdam verso Kuala Lumpur fu abbattuto da un missile terra-aria mentre sorvolava le zone di guerra dell’Ucraina: le vittime furono 298. Secondo le conclusioni preliminari del Joint Investigation Team il missile fu sparato da una zona che all’epoca dei fatti era controllata dai ribelli filo-russi.

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Soldati dell’esercito ucraino osservano un caccia

La violenza degli scontri nel corso dell’estate 2014 convinse le parti coinvolte a raggiungere un accordo duraturo di cessate il fuoco: il Protocollo di Minsk fu firmato da Ucraina, Russia, e dai delegati delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, sotto l’egida dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Questo accordo fu fallimentare e non venne rispettato né dall’Ucraina né dai separatisti: nel corso dell’autunno scoppiarono nuove sanguinose battaglie, in particolare molto violenti furono gli scontri per il controllo dell’aeroporto di Donetsk. Le vittime della guerra si contavano già nell’ordine delle migliaia e vista la drammaticità della situazione si decise di organizzare un secondo summit a Minsk per raggiungere un altro, più efficace, accordo di cessate il fuoco. Il Protocollo Minsk II firmato da Russia, Ucraina, Francia e Germania l’11 Febbraio 2015 stabilì i termini del cessate il fuoco e impose il ritiro dell’artiglieria pesante dalle zone limitrofe al fronte, inoltre il rispetto delle condizioni dell’accordo sarebbe stato verificato dai commissari dell’OSCE. Inizialmente il Protocollo Minsk II non fu rispettato perché proprio in quei giorni si stava combattendo un’importante battaglia presso la città di Debalsteve, tuttavia terminato lo scontro l’accordo fu generalmente rispettato, l’intensità dei combattimenti diminuì notevolmente e non tornò più ai livelli di violenza del 2014. A partire da questo momento, ovvero dall’implementazione del Protocollo Minsk II, i media hanno smesso di parlare della guerra del Donbass. Tuttavia la guerra non è finita e  gli scontri lungo la linea del fronte avvengo quotidianamente, si tratta però di piccoli scontri a fuoco e schermaglie che non sono mai degenerate in battaglie aperte finalizzate a conquistare territorio nemico. L’accordo Minsk II ha effettivamente “raffreddato” il conflitto riducendo l’intensità dello scontro armato, e per capirlo basta analizzare i dati riguardanti le vittime. Secondo la Missione di Monitoraggio dei Diritti Umani in Ucraina delle Nazioni Unite la guerra del Donbass ha causato 10 090 morti al 15 Maggio 2017, di questi 5 486 sono morti nel periodo Aprile 2014-5 Febbario 2015, come riferisce un rapporto dell’Ufficio per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite datato 6 Febbraio 2015. Le vittime civili sono 2 777 mentre i rifugiati sono più di 2 milioni, di questi quasi 1 milione è fuggito in Russia.

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I leader di Russia, Germania, Francia e Ucraina a Minsk

Qual è quindi la situazione attuale nel Donbass? L’esercito ucraino è ancora schierato e occupa una parte della regione, i separatisti tuttavia controllano i capoluoghi di Donetsk e Luhansk oltre al confine con la Russia. La guerra del Donbass è destinata ad entrare nel catalogo dei conflitti secessionisti che sono scoppiati negli ex territori dell’Unione Sovietica: guerre di questo tipo, dove una fazione filo-russa ha deciso decide di dare vita a uno Stato indipendente, hanno coinvolto anche Moldavia e Georgia negli anni 1992, 1993 subito dopo la fine dell’URSS. Tutt’oggi parte del territorio di Moldavia e Georgia è controllato da repubbliche autoproclamatesi indipendenti che però non hanno ricevuto il riconoscimento internazionale, proprio come le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk. Nonostante tutto sembrano esserci nuovi sviluppi all’orizzonte per la “guerra dimenticata”. Ieri il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin si è detto favorevole al dispiegamento di unità di peacekeeping ONU nel Donbass per favorire il processo di pace e garantire la sicurezza dei commissari dell’OSCE. Si tratta di una svolta importante perché finora la Russia aveva sempre rifiutato le proposte di una missione di peacekeeping sotto l’egida dell’ONU avanzate dal presidente ucraino Poroshenko. Putin ha anche ordinato al ministro degli esteri Serghei Lavrov di presentare una risoluzione al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite che proponga un piano di peacekeeping. Il presidente russo ha aggiunto che l’invio di armi da parte degli Stati Uniti all’Ucraina aggraverebbe la situazione nel Donbass, gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto il governo ucraino nella sua lotta contro le milizie separatiste fornendo all’esercito consiglieri militari. Una missione ONU di peacekeeping è auspicabile in quanto favorirebbe certamente il processo di pace nel Donbass dove la guerra continua ancora, silenziosamente. Un eventuale accordo di pace dovrà anche includere disposizioni che concedano alle province di Donetsk e Luhansk se non l’indipendenza almeno un certo livello di autonomia dal governo di Kiev, altrimenti i separatisti non accetteranno mai di concludere una pace.

 

Di Massimiliano Palladini